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L’originalità su cui è sorto il santuario, su iniziativa dell’arcivescovo Santa Severina, fu costruito su un terreno donato da un marchese Nicola Ruffo di Crotone. Secondo alcune fonti, ad abituarlo furono i romiti dell’ordine certosino o basiliani. Il 22 agosto 1523 arrivò al santuario la sacra spina della corona che trafisse il capo di Gesù Cristo. Questa reliquia fù donata da Giovanna Di Valois, regina di Francia, a padre Dionisio Sacco nel 1498. Quest’ultimo decise di portarla in dono al suo monastero d’origine che era quello francescano di Petilia Policastro. Nel 1523 il frate non riuscì a portare la sacra spina perché fu bloccato prima dalla malattia e poi dalla morte. Il 22 agosto 1523 Padre Ludovico Albo portò la reliquia nel santuario di Petilia Policastro. Nel 1895 la spina venne collocata in un ricco ostensorio donato dal clero di Petilia, chiusa da spessi cristalli accuratamente sigillati dalle autorità ecclesiastiche. In chiesa sopra il presbiterio troneggia l’altare e il tabernacolo che custodisce la reliquia. La bella chiesa seicentesco col soffitto dipinto da artisti napoletani, racchiude un quadro della vergine di Guido Reni e una deposizione di Mattia Petri. Attualmente il santuario pur essendo di proprietà dei frati è affidato in comodato all’Arcivescovo pro tempore dell’arcidiocesi Crotone -Santa Severina.