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Giorno 19 Agosto è stata inaugurata la Mostra d'Arte su sant'Umile da Bisignano presso la Chiesa della Riforma. 

In questa mostra vari artisti contemporanei hanno cercato di rappresentare il nostro Santo. I quadri li troverete esposti fino a giorno 27 Agosto. 

Vi Aspettiamo! 

Sotto alcuni dei quadri presenti alla mostra

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Qui le foto della festa di S. Umile celebrata il 26 Novembre, e giorno in cui è stato presentato un volume su s. Umile alla biblioteca civica di Cosenza

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RIAPERTO IL SANTUARIO DI SANT’UMILE:

IL SINDACO CONSEGNA NELLE MANI DEI FRATI L’ORDINANZA CHE REVOCA IL PROVVEDIMENTO DI CHIUSURA


A distanza di sei anni, viene riaperto al culto il Santuario intitolato alle stimmate di San Francesco D’Assisi, meglio conosciuto come la chiesa della Riforma, casa del Santo Patrono, Sant’Umile da Bisignano.
L’intero complesso era stato chiuso con ordinanze sindacali del 12 e del 15 febbraio 2010 e, parzialmente riaperto nella parte conventuale, con successiva ordinanza del 13 agosto 2010.
In sei anni, questa Amministrazione si è costantemente impegnata per far risanare lo smottamento che aveva interessato i bagni pubblici esterni tanto da procedere, anche autonomamente, nell’immediato, alla canalizzazione delle acque piovane.

Leggi tutto: Riapertura Santuario di Sant'Umile
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Mensa “Casa del Pane”

 

Sono ormai trascorsi cinque anni da quando Padre Domenico Campanella, parroco pro tempore, ha comunicato alla comunità la creazione di questa struttura realizzata grazie alla generosità di alcuni benefattori della parrocchia.

Si è tenuto un incontro con i volontari, con coloro che chiamati al servizio hanno dato la loro disponibilità affinché la mensa potesse garantire i servizi per cui era nata. La risposta è stata buona e si sono potuti creare i vari turni.  Alcune delle persone ancora, dopo cinque anni, continuano il loro servizio, altri ci hanno lasciato per altri servizi ed altri ancora si sono aggiunti.

Tutto è pronto il 19 marzo del 2011 e alla presenza del nostro Vescovo, della fraternità francescana, sacerdoti e frati, dei volontari e della comunità tutta abbiamo partecipato con gioia alla inaugurazione.

Il giorno dopo si inizia… e da quel giorno sono passati cinque anni. Con la nostra mensa grazie a Dio, abbiamo potuto accogliere ogni giorno fino a 60/70 persone che abbiamo aiutato non solo con un piatto caldo, ma anche con altri servizi (doccia e vestiti) ma soprattutto ascoltando i loro bisogni che non sempre sono solo materiali. Basta veramente poco per farli gioire e perché noi si possa godere di una gioia più grande quando sorridenti ci dicono “Grazie”.

Questo è il sentimento di gratitudine che noi sentiamo di rivolgere a nostro Signore Gesù che ci ha lasciato il comandamento dell’amore e della carità :”… amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati; non c’è amore più grande di questo : dare la vita per i propri amici”. Gesù parla di dare la vita e la vita non è altro che dedicare agli altri, ai più bisognosi, ai meno fortunati, a chi è solo, a chi è senza famiglia, senza una casa, un po’ del nostro tempo, della nostra vita appunto. Non bisogna dimenticare che tutto è carità nella Chiesa, la Chiesa è la carità di Cristo. Gesù ha detto “date voi stessi”.

La mensa è per tutti noi una palestra di vita vera, un’esperienza magnifica e una opportunità per poter ogni giorno capire che la vita donata serve a crescere, a modificare il nostro carattere, il nostro io, ad imparare ed ascoltare, a confrontarci con realtà diverse dalla nostra, a conoscere anche i vari Alì, Ciccio, Patrizia e tanti altri i quali ci hanno dato la possibilità di donare loro anche un sorriso, una carezza, un aiuto concreto di solidarietà, ci sforziamo di dare loro dignità.  Loro che sono diventati i nostri nuovi amici e che con la loro presenza ogni giorno ci ricordano il vero scopo della nostra vita : Servire il Signore con gioia nei nostri fratelli. Quanta Grazia ! Quanto Provvidenza ! Tutto questo è ancora possibile farlo grazie al nostro parroco Padre Pasquale Comito e a tutta la fraternità del convento di San Francesco di Reggio Calabria.




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Minorità, Povertà e Solidarietà

Una Fraternità di minori, poveri e solidali,

pellegrina e straniera per le strade del mondo sulle orme di Gesù,

per proclamare il valore di tutto l’uomo e di ogni creatura

 

 

La minorità (povertà interiore, umiltà di cuore), la povertà (il vivere sine proprio) e la solidarietà (responsabilità del destino degli altri) caratterizzano e qualificano la nostra vita fraterna in comunità, poiché descrivono il nostro modo di essere fratelli, il nostro modo peculiare di vivere e annunciare il Vangelo nel cuore della Chiesa e nei chiostri abbandonati del mondo. Siamo una Fraternità di “minori”.

 

Vivere in minorità, senza nulla di proprio e solidali è fare nostra la forma di vita con cui Francesco visse nel suo tempo l’opzione per il Vangelo, forma di vita che egli mostrò «con la parola e con l’esempio» (TestsC 5) e che, in ultima analisi, consiste nel far propri i sentimenti di Cristo, il quale, pur essendo di condizione divina, non fece sfoggio della sua posizione divina, ma si spogliò del suo rango e si abbassò, obbedendo fino alla  morte e alla morte di croce (cf Fil 2,5-8), Lui che, per la nostra salvezza, si nasconde sotto l’apparenza di pane (cf LOrd 27).

 

Essere minori, vivere senza nulla di proprio e solidali ha certamente delle conseguenze sociali, poiché esige un certo spogliamento esteriore ed interiore, sentirsi servi di tutti e tenuti a servire a tutti (cf 2Lf 2), rinunciare al potere sugli altri, stare con i poveri e vedere il mondo con i loro occhi. In qualunque caso la motivazione profonda è sempre esclusivamente evangelica, poiché indica il movimento di chi sceglie di seguire «più da vicino il Vangelo e le orme del Signore nostro Gesù Cristo»[1], che comporta: spogliarsi per servire e umiliarsi per ascoltare, obbedire e condividere.

 

D’altra parte, dal momento che Dio si è manifestato minore, senza nulla di proprio e solidale con tutti nella persona del Figlio, è evidente che la minorità, il vivere senza nulla di proprio e la solidarietà sono luoghi privilegiati dell’incontro con Dio e che, di conseguenza, solo chi non trattiene nulla per sé (cf LOrd 29) sarà capace di accoglienza e di servizio.

 

 

La nostra Fraternità, dopo  il Concilio Vaticano II, ha fatto un grande sforzo per seguire con fedeltà, nella vita e nelle attività dei Frati, il cammino di Gesù, così come lo percorse Francesco, «vero amante e imitatore»[2] di Cristo, ispirandosi al progetto che  propone la Regola, progetto che, nelle Priorità dell’Ordine per questo sessennio, troviamo formulato con queste parole: «una Fraternità di minori, poveri e solidali, pellegrina e straniera per le strade del mondo sulle orme di Gesù, per proclamare il valore di tutto l’uomo e di ogni creatura»[3].

 

A questa formulazione siamo giunti grazie ad una conoscenza più profonda del carisma francescano e grazie all’ascolto e all’interpretazione, alla luce del Vangelo, dei segni dei tempi e dei luoghi, attraverso cui ci sentiamo interpellati da Dio e chiamati a dare una risposta evangelica[4].

 

Tra i segni di vita nel campo della minorità, povertà e solidarietà possiamo segnalare il fatto che negli ultimi anni è avvenuto un certo dislocamento dei Frati verso la periferia, verso i luoghi di frontiera, i chiostri dimenticati e i chiostri inumani[5], abbandonando a volte strutture che ci facevano apparire come grandi (in contrapposizione al nostro essere minori), come potenti (in contrapposizione alla nostra opzione di vivere in povertà) e come padroni (in contrapposizione alla solidarietà con gli ultimi). In questo contesto desidero sottolineare l’importanza delle Fraternità itineranti e delle Fraternità di inserzione, il cui numero sta ultimamente crescendo. Queste Fraternità, se nascono come frutto del discernimento della Fraternità provinciale e se sono accompagnate da questa, non esito a definirle come realtà molto positive, significative e necessarie, per ricordare a tutti i Frati la necessità che abbiamo di sentirci «pellegrini e forestieri» (Rb 6,2) e di convivere con i poveri e i bisognosi di questo mondo (cf Rnb 9,2)[6].

 

Un importante segno di vita è l’opzione che molti Frati e diverse nostre Fraternità, incluse alcune Entità, hanno fatto di condurre una vita sobria ed essenziale, motivati dalla radicalità evangelica e dalla chiamata alla solidarietà con tante persone che mancano dell’indispensabile. Questo ha portato molte Fraternità a condividere gli spazi della propria Casa con i poveri e ad offrire loro da mangiare (mense per i poveri), accoglienza, in particolare per i senza tetto, primi aiuti sanitari, orientamento professionale…

 

Un altro segno positivo della nostra scelta per la minorità, la povertà e la solidarietà è il fatto che in molti Frati è cresciuto l’impegno in favore della giustizia, della pace e dell’integrità del creato, mostrando così una speciale solidarietà con quanti non hanno voce nel nostro mondo dominato dal denaro e dalla violenza, partecipando attivamente nella difesa dei diritti umani e alla denuncia delle loro violazioni. Le manifestazioni di solidarietà si vedono anche in molte delle nostre attività educative, assistenziali, pastorali e di promozione umana. In questo contesto è particolarmente significativo lo sforzo di molti Frati che lavorano a favore degli ammalati di AIDS, di lebbra o con dipendenze distruttive (droga, alcol…), così come in favore dell’educazione della persona nelle scuole, nei collegi, nelle università.

 

[1] Formula della professione; CCGG 5 §2.

[2] TestsC 5

[3] Seguaci di Cristo per un mondo fraterno; Guida per l’approfondimento delle Priorità dell’Ordine dei Frati Minori (2003-2009), 23.

[4] Cf Sdp 6.

[5] Cf Sdp 37.

[6] Per quanto riguarda l’inserzione, cf VFC 63.



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